Descrizione
Sulla musica strumentale e sulla Musica da Camera a Napoli nell’Ottocento è calato per molti decenni un silenzio che non ha consentito di far giustizia di quanto veniva prodotto e su come questo genere musicale fosse prediletto dalle tante grandi o piccole figure che hanno vivacizzato questo secolo.
Da un decennio abbondante la ricerca musicologica continua ad occuparsi di questa edificante riscoperta mentre l’editoria pubblica veri e propri gioielli cameristici.
Uno di questi “gioielli” ha attirato l’attenzione di un sensibile editore campano, musicista attento alle ragioni della cultura e della ricerca musicale, che offre questo brano di Emanuele Krakamp, figura affatto oscura nel panorama della produzione musicale ottocentesca, alla fruizione del pubblico e all’attenzione dei tanti gruppi cameristici di giovani strumentisti.
Si tratta di un quartetto godibilissimo, caratterizzato da una splendida nobiltà di scrittura, un brano che sarà stato presentato, con ogni probabilità, in uno di quei luoghi mai abbastanza “benedetti” che furono i Salotti Musicali, piccole sale da Concerto all’interno dei palazzi gentilizi napoletani, per pochi raffinati cultori di musica strumentale.
Emanuele Krakamp nacque a Messina nel 1813 da Francesco, strumentista di formazioni militari, dal quale apprese la tecnica del flauto.
A Napoli perfezionò gli studi.
Giovanissimo, nel 1848, prese parte ai noti moti rivoluzionari, come il grande Paolo Serrao, calabrese, brillante docente di Composizione.
Entrambi subirono forti ripercussioni per le loro generose scelte politiche.
Intanto quando le acque si furono calmate e grazie all’aiuto di Saverio Mercadante, si dischiuse per il flautista-compositore messinese una carriera di assoluto prestigio che lo portò nelle maggiori Sale da Concerto d’Europa, del Nord America e nel Medio Oriente.
Fu a Napoli Ispettore nelle Scuole Esterne di Musica e professore di flauto e “strumenti da fiato” nel Conservatorio.
Scrisse pezzi da salotto e brani cameristici più impegnati.
Vivacizzò, quale animatore della benemerita “Società del Quartetto” la vita concertistica napoletana aprendo gli orizzonti alla grande musica strumentale tedesca.
Fu, aldilà delle notizie che possono essere attinte da qualsiasi dizionario musicale o dalle inesauribili risorse di internet, un grandissimo innovatore.
Fu il primo in area napoletana ad adottare il nuovo sistema Bohm che consentiva al flauto maggiore duttilità.
Scrisse a tal proposito un interessantissimo Trattato nel quale dimostrava, attraverso intelligenti intuizioni e grande rigore tecnico, l’utilità della nuova conquista nel campo dell’esecuzione e, di riflesso, dell’interpretazione, flautistica.
Il suo volume: “Metodo per il flauto cilindrico Bohm“ si diffuse rapidamente.
Come tutti i coraggiosi innovatori subì l’avversione di molti conservatori, in particolare Briccialdi, caparbiamente fedele al vecchio sistema.
Ma la Storia doveva clamorosamente dargli ragione.
Notevole e oggetto delle riflessioni di molti studiosi il suo avveniristico progetto per la Riorganizzazione dei Complessi Bandistici Militari.
Tra le tante composizioni vocali e cameristiche risulta di un certo interesse una Fantasia Pastoraleper Orchestra che mostra una sorprendente sicurezza di scrittura.
Saverio Polidoro